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Un nuovo decreto legge incoraggia le tecnologie a basso impatto ambientale per la posa di fibra

Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo scorso 15 febbraio un nuovo decreto legge (d. lgs. 33/2016) per ridurre i costi di installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. In pratica, la nuova normativa ha come obiettivo la velocizzazione e la semplificazione delle procedure per i lavori di posa di fibra ottica, in previsione della corsa verso la banda ultralarga. La nuova normativa è molto interessante perché stabilisce chiaramente che è necessario abbattere i costi di installazione, favorendo “tecnologie di scavo a basso impatto ambientale” e quindi tecnologie “no-dig” o di minitrincea. Proviamo a vedere quali sono gli aspetti principali delineati dal decreto.

1-Trasparenza e collaborazione tra operatori e gestori.

Ogni operatore o gestore di un’infrastruttura di telecomunicazione deve permettere l’accesso alla propria infrastruttura agli operatori in caso ci sia da intervenire per fare nuove installazioni. Per ottenere questo accesso, bisogna presentare una richiesta scritta con l’indicazione dei lavori da svolgere. Tutti gli operatori di rete devono rendere possibile l’accesso, a meno che non ci siano condizioni ben precise che non consentano aggiunte o modifiche (ad esempio, se non c’è sufficiente spazio o se mancano le condizioni di sicurezza per procedere con nuovi lavori). Si presuppone quindi una collaborazione tra diversi operatori, per rendere più rapidi i lavori.

2-Istituzione del Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture (SINFI).

Per poter facilitare l’installazione di nuovi sottoservizi e per essere informati su quale sia lo stato delle reti nel sottosuolo, viene istituito questo sistema che prevede la mappatura di tutte le reti esistenti, quindi sia quelle di comunicazione elettronica che ogni altra “infrastruttura fisica funzionale ad ospitarle” (art. 4). Questo sarà un grande contributo per velocizzare le procedure di analisi preliminare. Di fatto, la mappatura sarà utilissima per poter programmare i lavori per posa cavi e per capire esattamente dove e come intervenire con la posa di nuove strutture. Il Ministero dello Sviluppo Economico si impegna a chiarire entro il 30 aprile 2016 tutti gli aspetti relativi a questa mappatura: modalità di raccolta, di inserimento e di consultazione dei dati, regole per l’aggiornamento e lo scambio delle informazione. Inoltre, entro centoventi giorni dalla creazione di questo grande archivio di sottoservizi, i gestori delle reti e gli enti pubblici dovranno fornire tutte le loro banche dati con le informazioni relative alle reti di comunicazione elettronica ad alta velocità e alle relative strutture. Questa è un’iniziativa molto importante: quante volte infatti i lavori di posa cavi vanno a rilento perché non è disponibile una mappatura dei sottoservizi aggiornata? In questo modo, tutte le imprese potranno avere a disposizione una banca dati nazionale. I dati forniti devo includere alcune informazioni di base relative alle opere in corso o programmate nella propria infrastruttura: ubicazione, tipo di opera, elementi di rete coinvolti, data di inizio lavori e loro durata. Il SINFI garantisce la sicurezza e la riservatezza dei dati, ma fornisce agli operatori di rete che lo richiedono informazioni sulla collocazione del tracciato, la tipologia e l’uso in corso delle strutture.

3-Predominanza di tecnologie di scavo a basso impatto ambientale.

Ecco qui la voce più interessante del decreto. Se non ci sono infrastrutture già disponibili per la posa di condotte, l’installazione delle nuove reti deve essere fatta “preferibilmente con tecnologie di scavo a basso impatto ambientale” (art.5). Cosa significa? È molto semplice. Significa che le tecnologie no-dig e di minitrincea saranno privilegiate. Se l’obiettivo è quello di eliminare quasi del tutto gli scavi a cielo aperto, per evitare rischi per la popolazione e problemi alla viabilità, allora la perforazione orizzontale controllata e la realizzazione di minitrincee sono le soluzioni principali perché permettono di ottimizzare i tempi di posa e soprattutto di evitare cantieri ingombranti e dispendiosi.

4-Le infrastrutture di telecomunicazione non sono equiparabili a delle unità immobiliari.

L’articolo 12 risolve una questione piuttosto controversa, che ha tenuto acceso il dibattito negli ultimi tempi visto che le leggi precedenti non erano molto chiare. Viene stabilito in via definitiva che le infrastrutture per il posizionamento dei cavi non equivalgono ad unità immobiliari e quindi “non rilevano ai fini della determinazione della rendita catastale”. Questo significa che non comportano ulteriori oneri fiscali. E non è tutto: per quanto riguarda la rete fissa (e quindi la collocazione di tralicci o centraline esterne), viene stabilito che gli operatori possono essere soggetti esclusivamente alle prestazioni e ai canoni previsti dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche (d.lgs. 1 agosto 2003, n.259) che prevede l’applicazione della tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche. In questo modo, viene chiarito che non è possibile applicare ulteriori tasse o canoni ai lavori di posa cavi.
La nuova legge sulla fibra ottica spiana la strada alla tecnologia trenchless, riconoscendone l’importanza tecnologica e il risparmio di tempo e denaro che ne segue; grazie alla nuova legge, le procedure burocratiche saranno più veloci e la pianificazione dei lavori sarà resa molto più semplice dalla mappatura nazionale di sottoservizi. Si prospetta quindi una semplificazione importante per gli addetti ai lavori.

Qual è la vostra opinione sulla nuova normativa? Le procedure saranno davvero semplificate come sembra sulla carta? Lasciate un vostro commento all’articolo!

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