Di fronte allo splendido panorama del golfo napoletano continuano i lavori per la creazione di un metanodotto sottomarino e terrestre che colleghi la bella isola di Procida alla terraferma.
Il progetto è stato affidato al gruppo CPL Concordia che da più di 50 anni si occupa della costruzione e manutenzione di reti tecnologiche per il trasporto e la distribuzione di gas metano e GPL. Il lavoro di posa delle tubature è stato commissionato poi alla ditta Quadrifoglio srl di Bitonto (BA) specializzata nelle lavorazioni no-dig, scavi teleguidati, microtunneling e mini trincee.
Data l’importanza paesaggistica dei luoghi e le loro caratteristiche i lavori sono stati naturalmente indirizzati verso gli scavi teleguidati, che riducono l’impatto visivo e ambientale degli stessi.
Abbiamo la fortuna di avere la testimonianza di due importanti protagonisti del successo del progetto, l’Ing. Giancarlo Giuffrè della CPL Concordia Soc. Coop di Concordia sulla Secchia(Modena), responsabile di commessa e dei lavori per i Sistemi di Trasporto Ischia e Procida, e il Sig. Perfetti, proprietario della ditta Quadrifoglio, i quali ci hanno fornito importanti informazioni riguardanti l’esito dei lavori.
Ing. Giuffrè, il progetto Procida è isolato o si tratta di un progetto più ampio che coinvolgerà le altre isole del Golfo napoletano?
Il progetto di Procida rientra nel Sistema Generale di Trasporto del Gas Metano alle isole di Ischia e di Procida che collegherà in modo permanente la Rete Nazionale di gasdotti SNAM RETE GAS S.P.A. ai comuni di Ischia e Procida.
Il sistema di trasporto gas metano per l’isola di Ischia è stato già ultimato dalla ISCHIA GAS–CPL CONCORDIA SO. GROUP ed è attualmente in esercizio.
Per quale motivo è stata prevista una perforazione teleguidata di 900 m piuttosto che la posa del metanodotto su fondo marino?
In primo luogo era necessario evitare l’interferenza all’approdo di Procida di numerosi sottoservizi già presenti (cavi Enel, Telecom, scarico fognario); inoltre per il primo kilometro di tubazione un lavoro in TOC era necessario per evitare le operazioni di espianto e reimpianto della Prateria di Posidonia Oceanica presente in tale zona, senza quindi interagire in alcun modo con la flora sottomarina. Mi preme sottolineare come tutte le scelte progettuali e tecniche siano state fatte per l’ottenimento del Decreto di Compatibilità Ambientale Decreto VIA DVA-DEC 7 del 24/01/2012 e DVA 26087 del 29/10/2012.
Definita l’HDD come tecnologia più idonea, quali sono stati i fattori di maggior criticità?
Sempre per assicurare il massimo rispetto per l’ambiente ed evitare danneggiamenti all’ambiente marino, al posto dei classici fanghi bentonitici sono state adoperate miscele di polimeri biodegradabili che risultano non tossiche né persistenti ma che allo stesso tempo non garantiscono gli stessi tempi di tenuta delle pareti. Per questo motivo, anche grazie alla professionalità e l’esperienza dell’esecutore della TOC, è stato necessario eseguire delle operazioni che in qualche modo riducessero il rischio di non tenuta del foro e quindi perdita delle aste.
Un altro fattore di criticità è stato dato dalle condizioni meteo-marine: terminato il foro pilota prima di agganciare all’asta di perforazione la testa di tiro e quindi di tirare la condotta gas metano ad esempio, si è dovuto attendere che le condizioni del mare migliorassero per consentire tali operazioni in totale sicurezza.
Sig. Perfetti buongiorno, ci racconti come sono si sono sviluppati i lavori.
Buongiorno. Il lavoro è stato sicuramente tanto difficile quanto avvincente. Una volta chiare le condizioni di progetto ci siamo subito confrontati con la Vermeer Italia S.r.l., leader nella produzione di macchine per scavi teleguidati in territorio nazionale, per trovare la soluzione ideale per la buona riuscita dei lavori. Colgo anche l’occasione di ringraziare Vermeer Italia S.r.l. per il supporto tecnico, in particolare per la presenza del no dig specialist Filippo Desimini durante l’intero svolgimento dei lavori. Il progetto è stato sviluppato in maniera molto fluida nonostante ogni tanto il tempo e il mare ci siano stati un po’ ostili, ma fa tutto parte dei rischi del mestiere.
Questo progetto è un ottimo esempio delle opportunità che le perforazioni teleguidate possono dare.
Tutte le considerazioni progettuali sono state precedute da mirate indagini, non ultima quella della caratterizzazione chimico-fisica degli strati dei sedimenti da attraversare, la quale, attraverso una serie di carotaggi campione, ha evidenziato, sotto un primo strato di depositi sabbiosi recenti, uno strato di depositi piroclastici formate per la maggior parte da pietra pomice.
Data l’imponenza del progetto ci si è affidati a una Vermeer D220x300 che assicura una forza di tiro abbondantemente superiore a quella che è stata effettivamente richiesta in fase di lavorazione.
Considerata la distanza e le caratteristiche del terreno, un elemento di particolare criticità individuato preliminarmente è stata la capacità di perforazione in fase di “foro pilota”, determinata dalla portata dell’acqua garantita dalla pompa a bordo di 1136 l / min fornita al motore a fanghi 6-3/4” Inrock, scelto per garantire la direzionalità nelle lunghe distanze. L’utilizzo di un tricono del diametro di 10” 5/8 ha permesso poi di evitare prealesature prima del tiro.
Risulta importante sottolineare come le peculiarità richieste a svolgere il progetto in esame siano tutte contenute all’interno della macchina D220x300 che è particolarmente compatta; tutto ciò ha reso le operazioni di lavoro molto più agevoli nonostante gli spazi ristretti a disposizione.
Dopo la creazione del foro pilota, effettuata con estrema precisione anche grazie al sistema a campo magnetico della Inrock che permette di poter guidare la perforazione anche sull’azimut, la procedura di varo in acqua ha rappresentato una vera e propria sfida.
In tubo è stato preparato sulla terra ferma a Bacoli in stringhe da 120m. La procedura di varo, effettuata 10 giorni dopo la fine del foro pilota a causa delle condizioni avverse del mare che non permettevano né il trasporto del tubo né le operazioni subacquee da parte dei sommozzatori in sicurezza, è stata condotta trasportando la testa di tiro e il tubo saldato con un pontone di grandi dimensioni messo in semi galleggiamento con dei palloni.
Nonostante le difficoltà ambientali i lavori sono stati completati con piena soddisfazione di tutte le parti in gioco; i meriti vanno suddivisi tra le grandi capacità degli operatori, la solidità e l’efficienza della macchina e non ultima l’ottima analisi a priori e progettazione del lavoro da svolgere.
La testimonianza appena riportata di questo progetto mette in evidenza come l’utilizzo delle nuove tecnologie come quelle degli scavi teleguidati rendano possibile la fornitura di nuovi servizi ai cittadini, anche in condizioni difficili, diminuendo e in certi casi quasi annullando qualsiasi disagio o impatto ambientale. Gli abitanti dell’isola di Procida potranno presto finalmente dire addio alle vecchie bombole del gas guadagnando sia in termini economici che di sicurezza.